Google sta implementando i suoi AI Overviews, dei riassunti preparati da un'intelligenza artificiale che compaiono prima dei risultati di ricerca. Una piccola rivoluzione che sta scuotendo il mondo del web e solleva interrogativi: un'opportunità o un rompicapo per i siti e la nostra sete di informazioni?
Stai cercando la migliore ricetta per i pancake o l'età del capitano Haddock? Ecco, Google ti offre sempre più spesso un riassunto già pronto, elaborato dalla sua intelligenza artificiale, ancor prima della solita lista di link. Pratico, no? Ma questa nuova funzionalità, chiamata AI Overview (o AIO per gli intimi), sta creando un bel trambusto nel mondo del SEO e potrebbe cambiare il nostro modo di navigare alla ricerca di informazioni sul web. Allora, questa IA è un po' il nostro nuovo maggiordomo digitale o una macchina di risposte che rischia di farci dimenticare il piacere di cliccare?
23/05/2025 08:03 JérômeImmagina: fai una domanda a Google e, invece di lasciarti a destreggiarti tra una lista di link blu, ti propone direttamente un riassunto, una sorta di "digest" di ciò che ha trovato di più pertinente sul web. Questo è l'AI Overview (AIO). È un po' come se Google avesse assunto un documentarista super veloce che sintetizza per te le informazioni provenienti da diverse fonti, spesso riscrivendole in tempo reale. L'obiettivo? Darti una risposta più diretta e completa, soprattutto se la tua domanda è un po' contorta.
Ma attenzione, questa IA non tira fuori le risposte dal nulla! Secondo uno studio di seoClarity risalente a marzo 2025, oltre il 99% delle informazioni utilizzate dagli AIO proviene dai primi dieci risultati di ricerca organici. In altre parole, l'IA attinge da ciò che è già considerato il "top del top" da Google.
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Per i creatori di siti web, l'arrivo degli AIO è un po' come un nuovo gioco con nuove regole. Il SEO (Search Engine Optimization), quell'arte sottile che consiste nell'ottimizzare il proprio sito per piacere a Google e apparire in buona posizione, non è morto, tutt'altro! Ma deve seriamente reinventarsi.
Una delle grandi domande riguarda l'impatto sul tasso di clic (CTR), ovvero la percentuale di persone che cliccano su un link dopo averlo visto. E i primi dati non sono proprio rosei. Un'analisi di Ahrefs a marzo 2025 ha mostrato un calo del 34,5% del CTR per la prima posizione organica quando era presente un AIO. Un altro studio di Amsive parlava di una diminuzione media del 15,49%. Logico: se Google ti dà la risposta direttamente, perché dovresti cliccare altrove?
È qui che entra in gioco un concetto cruciale, ribadito da Google e dagli esperti: l'E-E-A-T. Cos'è? È l'acronimo per Esperienza, Expertise, Autorità e Affidabilità (Trustworthiness in inglese). Per avere una chance di essere citato da un AIO, o semplicemente perché gli utenti continuino a visitare il tuo sito, dovrai dimostrare che il tuo contenuto non solo è pertinente, ma anche super affidabile, scritto da esperti, e che trasuda esperienza vissuta. Basta chiacchiere, spazio a informazioni solide come il cemento armato!
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Se cerchi un "Servizio a Nome della città", non aspettarti ancora un AIO ultra-dettagliato. A marzo 2025, i dati americani (sempre di seoClarity) mostravano che gli AIO apparivano solo per un infinitesimale 0,14% delle parole chiave locali. Per ora, l'impatto sui piccoli commerci del posto sembra quindi minimo. Le vecchie e care schede Google Business Profile (quelle con la mappa, gli orari, le recensioni) restano le regine per trovare il parrucchiere o il ristorante del quartiere.
Lo sapevi?
Anche se gli AIO generano meno clic in generale, Google sostiene che i clic provenienti da un AIO sono di "migliore qualità". L'idea è che l'utente ha già avuto un primo assaggio dell'argomento grazie al riassunto e clicca quindi in modo più consapevole per approfondire. Uno studio di Stan Ventures ha persino indicato che le pagine incluse in un AIO possono vedere il loro traffico aumentare fino a 3,6 volte rispetto alla norma! Un paradosso che dimostra che non tutto è bianco o nero.
Allora, come fare la differenza in questo nuovo scenario? La chiave è creare contenuti che l'IA avrà voglia di citare e che daranno agli umani una buona ragione per cliccare e saperne di più. Pensa ad analisi approfondite, casi di studio originali, opinioni di esperti ben argomentate, o ancora strumenti interattivi che l'IA non può semplicemente riassumere.
I tipi di query più colpiti negativamente (in termini di clic) sono quelli che richiedono una risposta fattuale semplice, come un "come fare" basilare o una definizione. L'IA eccelle in questo. Al contrario, per argomenti complessi, analisi approfondite, o contenuti molto specifici (come quelli legati ai tuoi soldi o alla tua salute – i famosi "Your Money or Your Life"), l'IA è più prudente o avrà sempre bisogno di basarsi su fonti umane ultra-affidabili.
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No, l'arrivo di Google AI Overviews non segna la fine del SEO né la morte dei siti web. È un'evoluzione, certamente importante, ma il web ha sempre saputo adattarsi. La sfida è passare da una corsa al semplice posizionamento a una ricerca di "citabilità" da parte dell'IA, offrendo un valore aggiunto così forte che l'umano avrà sempre voglia (e bisogno) di cliccare. Il contenuto torna re, ma un re che deve dimostrare la sua competenza e utilità in ogni momento.
Allora, pronti a diventare la fonte preferita della vostra IA?
Jerome
Esperto in sviluppo web, SEO e intelligenza artificiale, la mia esperienza pratica nella creazione di sistemi automatizzati risale al 2009. Oggi, oltre a redigere articoli per decifrare l'attualità e le sfide dell'IA, progetto soluzioni su misura e intervengo come consulente e formatore per un'IA etica, efficiente e responsabile.