Da Clock IA, ci piace sollevare il cofano delle macchine per vedere cosa succede sotto. E ultimamente, sotto quello di Google, ribolle parecchio. L'intelligenza artificiale sta ridisegnando il nostro modo di cercare... e forse anche di trovare, senza mai lasciare la comodità della pagina dei risultati. Pratico, certo. Ma con qualche piccola clausola in fondo al contratto che abbiamo analizzato per voi.
Immaginate: fate una domanda a Google, ed ecco, invece di una lista di link blu da esplorare, appare in cima alla pagina una risposta già pronta, ben confezionata. È un po' la promessa degli AI Overviews (AIO), questi riassunti generati dall'IA che Google sta distribuendo a tutta velocità. Finiti, o quasi, i tempi in cui Google era una sorta di gigantesca rubrica che vi indirizzava ad altri siti. Si sta trasformando sempre più in un'enciclopedia che ha la risposta a (quasi) tutto, direttamente.
23/05/2025 12:02 JérômeQuesto fenomeno ha un nome: la ricerca "zero clic". L'idea? Ottieni la tua risposta senza dover cliccare su un link esterno. E non è una novità. Già nel 2019, secondo i dati della società SparkToro, più della metà delle ricerche su Google si concludevano così. Oggi, con l'IA in gioco, fonti come WordStream stimano che nel 2024 si sfiorino il 65% di ricerche senza clic, e la tendenza non fa che accelerare, soprattutto sui dispositivi mobili.
Gli AI Overview sono i campioni di questa categoria. Pratici per l'utente frettoloso, certo, ma sollevano interrogativi. Uno studio di Ahrefs, azienda specializzata nell'analisi del web (riportato da media come Mighty Roar), ha dimostrato che la presenza di un AI Overview può causare una riduzione di quasi il 35% del tasso di clic sul primo risultato organico. In altre parole, anche se il tuo sito è il meglio posizionato, l'IA ha già servito la risposta su un piatto d'argento.
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Come funzionano questi AI Overview? È un po' come se Google avesse un tirocinante superveloce (la sua IA) che legge un sacco di pagine web per fartene un riassunto. Il problema è che questo tirocinante, a volte, si lascia trasportare. Esperti come Lily Ray, un'autorità nel SEO negli Stati Uniti citata da media specializzati come Growing Pro Technologies e Digitrendz.blog, hanno evidenziato alcune derive: spam, informazioni errate, persino "allucinazioni" in cui l'IA inventa risposte. Google sta lavorando per correggere il tiro, ma a volte la macchina sfugge di mano più velocemente di quanto i suoi creatori riescano a controllare.
Un altro dettaglio non da poco: osservatori attenti, come il blog americano 9to5Google e il sito specializzato Search Engine Land, hanno notato che questi AI Overview tendono a moltiplicare i link... che rimandano ad altre pagine di risultati Google! Una sorta di loop interno che mantiene l'utente intrappolato. Google ha confermato a Search Engine Land di "aggiungere link negli AI Overview quando i nostri sistemi determinano che può essere utile". Utile per chi? La domanda rimane aperta.
Per peggiorare le cose, a marzo 2024 Google ha anche rilasciato un aggiornamento importante del suo algoritmo principale (il "March 2024 Core Update"). L'obiettivo dichiarato da Search Engine Land è ridurre del 45% i contenuti di bassa qualità o poco originali. Una buona intenzione, che però, combinata con l'ascesa degli AIO, mette ulteriore pressione sui creatori di contenuti originali e di qualità.
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E i creatori di contenuti in tutto questo? Quelli che producono le informazioni che l'IA "impara" e riassume? È qui che nasce il problema. Documenti provenienti da un'importante causa antitrust negli Stati Uniti, riportati tra gli altri da Nieman Lab (un laboratorio di giornalismo di Harvard, basato sulle indagini del britannico Press Gazette), hanno rivelato una posizione delicata di Google. In sostanza, Google avrebbe comunicato agli editori che non avrebbero potuto rifiutare l'utilizzo dei loro contenuti per addestrare o alimentare le sue IA se volevano rimanere visibili nei risultati di ricerca. Una "scelta poco invidiabile", come la descrivono alcuni: accettare lo "scraping" (aspirazione di contenuti) rischiando di perdere traffico diretto, o scomparire da Google.
La denuncia presentata dall'azienda Chegg contro Google negli Stati Uniti, coperta da siti come Nasdaq.com, va in questa direzione, accusando Google di pratiche anticoncorrenziali utilizzando i contenuti degli editori per competere direttamente con loro attraverso i suoi strumenti di IA, riducendo al contempo il loro traffico.
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Google, dal canto suo, promuove la sua visione di un'IA al servizio della personalizzazione, specialmente nello shopping, come spiegato nel suo blog ufficiale. Nuove funzionalità, integrazione dell'IA generativa nei prodotti e negli strumenti pubblicitari... L'obiettivo è rendere l'esperienza più fluida e pertinente. Ma questa fluidità ha un costo, e sembra che spesso siano i produttori dell'informazione iniziale a pagarlo.
Allora, questa IA onnipotente di Google, amica o nemica? Come spesso accade con la tecnologia, la risposta è sfumata. Una cosa è certa: il web che conoscevamo è in piena metamorfosi, e dovremo imparare a navigare in questo nuovo panorama dove il clic diventa sempre più raro. Da seguire con attenzione, su Clock IA.
Jerome
Esperto in sviluppo web, SEO e intelligenza artificiale, la mia esperienza pratica nella creazione di sistemi automatizzati risale al 2009. Oggi, oltre a redigere articoli per decifrare l'attualità e le sfide dell'IA, progetto soluzioni su misura e intervengo come consulente e formatore per un'IA etica, efficiente e responsabile.